CURTO Silvio
Egittologo di fama internazionale, nacque il 20/08/1919 a Bra, piccola cittadina in provincia di Cuneo da genitori entrambi insegnanti e dopo alcuni anni tutta la famiglia si trasferì a Torino nel 1926.
Conseguì in suddetta città la laurea in Archeologia classica nel 1941, siamo in piena seconda guerra mondiale e ben presto viene arruolato dall’esercito e parte per la guerra e tra servizio attivo e prigionia riabbraccerà la sua famiglia solo nel 1946.
Entra alle dipendenze del Museo Egizio già nel 1946 come operaio specializzato per poi diventare Ispettore sino al 1964 e successivamente Direttore e Soprintendente sino al 1984.
Libero Docente di Egittologia presso l’Università di Torino, Dipartimento di Archeologia dal 1964; Professore di ruolo di Egittologia dal 1985 al 1989 e Docente di Storia della Scrittura al Politecnico di Torino, Scuola di Scienze ed Arti Grafiche dal 1964 al 1984.
Nel ventennio della sua Direzione del Museo ha, possiamo affermare, rivoluzionato il concetto stesso di museo a partire dal ripristino delle sale guariniane alla costituzione di una biblioteca egittologica, unica nel nostro paese. Organizza a partire dal 1965 la pubblicazione di un nuovo catalogo del Museo in volumi affidati a vari specialisti di Egittologia. Promuove inoltre, il riordino del museo Egizio di Bologna (1961) e la creazione delle nuove sezioni egizie di Milano (1972) e Mantova (1982). Innumerevoli sono le sue pubblicazioni scientifiche e divulgative.
Per la divulgazione dell’Egittologia promuove nel 1974 la formazione dell’Associazione Volontaria Amici Collaboratori del Museo Egizio (ACME).
L’ultima annotazione, ma per chi scrive la più entusiasmante. La grande impresa nubiana.
Si svolse a partire dai primi anni sessanta del secolo scorso, allorchè il governo egiziano, decise la costruzione di un enorme diga a ridosso del vecchio sbarramento ottocentesco di Assuan, che avrebbe sicuramente sommerso gran parte del territorio della Bassa Nubia e con esso le sue importantissime vestigia millenarie.
Per scongiurare questa evenienza l’UNESCO lanciò una campagna mondiale per il salvataggio dei grandi ed importanti monumenti della Nubia e chiese a tutti gli egittologi del mondo di intervenire e sensibilizzare i loro governi per questa missione.
Curto fu in prima fila nella missione italiana per il salvataggio del piccolo tempio di Tuthmosis III in località di Ellesjia. Grande merito per questo recupero va dato ad un mecenate di Torino, Gianbattista Pininfarina che finanziò l’impresa. L’allora Presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, volle ringraziare il nostro Paese per la missione nubiana guidata da Curto, donando al Museo Egizio di Torino, il Tempietto di Ellesjia a condizione che l’accollo spese per il trasporto fosse a totale carico degli italiani. Purtroppo il governo italiano non si rese disponibile perché privo di risorse, sino a quando l’allora Sindaco della città di Torino, Prof. Giuseppe Grosso non prese una decisione più che encomiabile. Infatti, riuscì ad ottenere dall’amministrazione comunale i trenta milioni necessari per portare a Torino il Tempio, ma per ottenere questo finanziamento il Professore dovette dare in garanzia la propria abitazione. I problemi non erano ancora finiti. Arrivato il Tempio a Torino, necessitava assemblare i blocchi irregolari di pietra tenera, ma le ditte edili interpellate dichiararono tutte la loro incapacità ad un simile assemblaggio, sino a quando una ditta veneta con l’aiuto di specialisti muratori di Aramengo (AT) seppe ricostruire la struttura.
L’Egitto, oltre al tempio di Ellesija, donò altri tre templi salvati dalle acque della diga Nasser, a tre diverse nazioni che avevano collaborato al salvataggio: Dendur agli Stati Uniti d’America (attualmente conservato al Metropolitan Museum of Art di New York); Taffa ai Paesi Bassi (conservato al Rijksmuseum van Oudheden a Leida); Debod alla Spagna (Madrid).
Autore: Edoardo Rotunno