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DROVETTI Bernardino

Nacque a Barbania (To) il 4 gennaio del 1776 da famiglia nobile. Suo padre, Giorgio era Notaio e sua madre Anna Vittoria Vacha figlia di Francesco Vacha, Senatore del Regno e Conte di Barbania.
Le cronache del tempo lo descrivono come un uomo dal fisico atletico, dal carattere forte, di profondissima cultura (si laurea in legge all’Università di Torino a soli 18 anni), militare, diplomatico, viaggiatore, esploratore e collezionista di antichità.
Dopo un’eccellente carriera militare, fu nominato con decreto di Napoleone Bonaparte, in data 20 ottobre 1802, sotto commissario alle relazioni commerciali ad Alessandria d’Egitto, dove approda nel giugno 1803 a soli 25 anni.
La situazione politica egiziana in questo periodo era molto grave, si viveva in sostanza nel caos. La Francia aveva abbandonato definitivamente il paese già dal 1801 e gli ottomani ripresero il potere, mentre gli inglesi si apprestavano con la loro flotta comandata dall’Ammiraglio Nelson a conquistare il paese. Ed in questa situazione caotica che emerge la figura di un giovane militare albanese che negli anni a venire trasformò radicalmente il paese dirigendolo verso la modernità, era Mohamed Alì.
Drovetti, lungimirante ed attendo osservatore delle cose e degli uomini capì la grande potenzialità di Alì e strinse un rapporto politico e diplomatico oltre che ad una sincera amicizia. Sono anni proficui tant’è che nel 1811 Drovetti è nominato Console Generale di Francia in Egitto e, diventa, anche in virtù di questo incarico, punto di riferimento per i viaggiatori e gli esploratori che si recavano in questa terra. In questi anni di relativa tranquillità del paese, matura una nuova sensibilità verso l’archeologia e la scoperta delle tante vestigia dell’antica civiltà Egizia che lo spingeranno ad intraprendere la ricerca e la raccolta di antichità soprattutto nell’Alto Egitto.
Nel 1816, durante la sua assenza dalla capitale, giunse ad Alessandria il nuovo Console generale inglese Henry Salt che diventerà negli anni seguenti, un suo tenace avversario sia nell’attività politica sia in quella archeologica. La rivalità tra i due coinvolse anche un altro eminente italiano che già dal 1815 operava come archeologo nel paese, Giovanni Battista Belzoni che inizialmente intrattenne ottimi rapporti col Drovetti ma che in seguito, messosi al servizio di Salt, per ricerche e scavi entrò in conflitto con lo stesso Drovetti.

             Bernardino Drovetti in Egitto

Nel corso di questi anni la collezione di reperti fu enorme, tant’è che la divise in tre lotti, ed il Drovetti avviò una serie di contatti per venderla, in primis con la Francia poiché il Direttore dei Musei Reali di Francia, De Forbin era più che propenso ad acquistarla ma, un altro grande viaggiatore italiano, Carlo Vidua residente in quei tempi ad Alessandria, si prodigò con tutte le sue forze per portare a Torino la collezione Drovettiana.
Dopo lunghe trattative si giunse ad un accordo ed il 23 gennaio 1824 il Re Carlo Felice firmò il contratto d’acquisto del primo lotto della collezione realizzando il Museo Egizio di Torino.
La collezione consiste essenzialmente in tre specifici settori: statuaria, papiri ed oggetti di vita quotidiana del Nuovo Regno. Per la statuaria degni di menzione sono quelle di Ramesse II, Thutmosis I, Amenhotep II, Thutmosis III, Horemheb, Seti II, oltre quelle del dio Ptah e della dea Sekhmet; preziosissimi papiri tra i quali il papiro dei Re o Canone Regio di Torino che è alla base della cronologia egiziana, il papiro topografico delle miniere aurifere, il papiro dello sciopero, il papiro erotico satirico ed altri numerosi papiri di tipo funerario, oltre a tanti oggetti quotidiani. Sostanzialmente la collezione contava complessivamente oltre 8000 reperti, di cui 95 grandi statue e 175 piccole, 169 papiri, 90 vasi ed oggetti di alabastro, 1500 scarabei, 200 mobili e capi di vestiario, un centinaio di mummie ed una miriade di altri piccoli oggetti. La collezione fu subito oggetto di studio per lo scopritore della chiave di lettura dei geroglifici, Jean-François Champollion che soggiornò in Torino nello stesso anno di apertura del Museo per circa nove mesi.
Nel 1827 il Drovetti si privò anche della sua seconda collezione vendendola al museo del Louvre, composta da quasi 4000 reperti. Nel 1836 vendette anche la terza collezione a Berlino, ovviamente era la più piccola delle tre.
Poco prima della sua morte, nel dicembre del 1851 regalò all’Accademia delle Scienze di Torino (nel cui palazzo era ed è conservata la sua collezione) i 24 volumi della Description de l’Egypte, ricevuti in dono nel 1823 dallo stesso Luigi XVIII.
Il grande uomo morì a Torino il 9 marzo del 1852, ivi sepolto nel cimitero Monumentale.

Autore: Edoardo Rotunno