ALAGNA VALSESIA (VC). Le Aree Protette della Valle Sesia: un viaggio nella natura selvaggia
Il territorio dell’Alta Valsesia è entrato a far parte del sistema regionale delle Aree Protette nel 1979 con l’istituzione del Parco Naturale Alta Valsesia che si caratterizza come parco alpino per eccellenza.
Il territorio dell’Alta Valsesia è entrato a far parte del sistema regionale delle Aree Protette nel 1979 con l’istituzione del Parco Naturale Alta Valsesia che si caratterizza come parco alpino per eccellenza, sviluppandosi fino ai 4.559 m della Punta Gnifetti sul Monte Rosa ed è quindi il parco più alto d’Europa! Il territorio tutelato si estende per circa 6.500 ettari e occupa le testate della Valsesia, Val Sermenza e Val Mastallone, interessando i comuni di Alagna, Rima, Carcoforo, Rimasco, Fobello e Rimella.
Gran parte del parco risulta caratterizzato da una morfologia di tipo glaciale; infatti i ghiacciai, che hanno costituito per secoli l’elemento predominante della Valsesia, formano tutt’oggi uno straordinario e suggestivo fondale nel territorio di Alagna, influenzando, con la loro presenza, l’ecosistema del parco.
La vegetazione è quella propria del piano alpino e subalpino: si passa così dai boschi di larice, alle praterie alpine e, ancora più in alto, alle specie pioniere degli ambienti più estremi. Nelle aree non interessate dai ghiacciai è presente la vegetazione tipica del piano montano, rappresentata da fitti boschi di faggio e abete bianco.
La fauna del parco è l’esempio più immediato di cosa vuol dire proteggere: stambecchi, camosci, marmotte, caprioli, galli forcelli, lepri bianche e, non di rado, l’aquila reale rappresentano solo alcune delle specie presenti sul territorio e che si possono osservare durante un’escursione.
Dal 1° gennaio 2012 l’alta Valle Strona è stata inserita nella rete delle Aree protette della Valsesia che ingloba così anche un’importante porzione delle montagne del Cusio. L’istituzione dell’area protetta di circa 650 ettari comprende alcune classiche mete escursionistiche come la Montagna Ronda (2.417 m), la Cima Capezzone (2.421 m), la Cima Altemberg (2.394 m) e il tratto del percorso GTA tra Rimella e Campello Monti, il tutto immerso in una natura incontaminata soprattutto nella stagione invernale.
Il paesaggio è composto in gran parte da ambienti alpini erbosi e rupestri; la forte riduzione del pascolo ha permesso la colonizzazione delle formazioni arboree e arbustive. Queste ultime occupano ormai intere pendici e sono costituite in prevalenza da ontano verde e rododendro, ma anche da maggiociondolo, sorbo degli uccellatori con presenza della rara ginestra stellata.
Le testimonianze relative alla presenza dell’uomo sono ancora vive sia in quota, con gli alpeggi, che in Campello Monti dove le tipiche abitazioni sono state realizzate in pietra e non in legno come vuole la tradizione walser in quanto mancava la materia prima ossia il larice.
Sempre sotto questo stesso ente rientra anche il Parco Naturale del Monte Fenera: entrato a far parte del sistema regionale delle aree protette nel 1987, interessa una superficie di 3.378 ettari. Il parco prende il nome dal monte che si erge, possente e solitario, sopra i rilievi della bassa Valsesia e che, per il suo profilo, è riconoscibile dalla pianura novarese e vercellese.
Assai interessante per gli aspetti geologici, il monte Fenera presenta sui versanti occidentali numerose grotte, alcune delle quali sono di notevole interesse archeologico e paleontologico, in quanto hanno rilevato segni unici in Piemonte della presenza dell’uomo di Neanderthal, vissuto in questi luoghi a partire da circa 300.000 anni fa, e dell’Orso delle Caverne (Ursus Spelaeus), estintosi 20.000 anni fa. Il monte Fenera è davvero un microcosmo, e vanta molti ospiti d’eccellenza, come la cicogna nera (specie assai rara che da alcuni anni frequenta il Parco), il picchio muraiolo e il falco pellegrino.
Anche la flora del parco presenta alcune rarità come la daphne alpina, la vite selvatica, la lingua cervina e la felce florida. Nel parco si trovano anche alcune emergenze architettoniche quali il Santuario del Crocefisso di Boca, esempio di sperimentazione progettuale dell’architetto Alessandro Antonelli, le chiese di Soliva e Castagnola di stile neoclassico.
La cicogna nera è una specie rara che frequenta il Parco.
– Giulia Piovano “Anna e Pietro alla “ricerca” di parchi e riserve naturali del Piemonte“, Mediares Edizioni.
Vino Boca D.O.C. – Monte Fenera
Riconosciuto D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata) con decreto del Presidente della Repubblica in data 5 settembre 1969.
Questo prezioso vino, prodotto in quantità limitata, è ottenuto da uve raccolte nella zona di produzione che comprende i comuni di Boca, Maggiora, Cavallirio, Prato Sesia e Grignasco. Non può essere messo in commercio se non dopo un invecchiamento minimo di 34 mesi, di cui almeno 18 mesi in botte di rovere o castagno.
Il vino presenta un colore rosso rubino con riflessi mattone/granato con l’età. Il profumo richiama la viola mammola. Si accompagna perfettamente ad arrosti, selvaggina e formaggi.
Per approfondire il tour gastronomico, visita la pagina https://bocanoit.dudaone.com/
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