LANZO TORINESE (TO)
Lanzo Torinese è un comune di antiche origini, si trova su un’antica morena alla confluenza dei torrenti Stura e Tesso, all’inizio delle valli di Lanzo.
La popolazione ha vissuto una fitta storia di dominazioni che dal medioevo si sono protratte sino alla Restaurazione.
Nel medioevo la cittadina fu controllata dal marchesato di Susa seguita dai vescovi di Torino e dai marchesi del Monferrato per poi passare ai Savoia con Amedeo VI, detto il conte Verde.
Il 28 novembre 1551 il castello di Lanzo, all’epoca uno dei più importanti del Piemonte, fu espugnato dai francesi ed infine distrutto. Dell’antica costruzione rimane solo la porta di accesso al borgo, conosciuta come la torre civica Aymone di Challant.
Nei secoli seguenti il marchesato venne più volte occupato ed a seguito della battaglia di Marengo del 14 giugno 1800 tra gli austriaci e l’armata di riserva guidata da Napoleone, Lanzo tornò ai francesi.
Con la Restaurazione ed il ritorno dei Savoia nella seconda metà dell’XIX secolo, Lanzo vide un nuovo sviluppo con le prime manifatture meccaniche, tessili e cartarie agevolate dal miglioramento stradale e dalla costruzione della ferrovia Torino-Ceres, che fu la prima ferrovia d’Europa elettrificata con corrente continua ad alta tensione
Lanzo divenne inoltre meta di villeggiatura per molti cittadini torinesi e sorsero numerose residenze di villeggiatura realizzate secondo i dettami dell’Art Nouveau molto in voga in quel periodo.
Il centro storico del paese sorge sul monte Buriasco; si sviluppò in corrispondenza dell’antico Castello che il 28 novembre 1551 venne assediato, espugnato e distrutto dai francesi. La torre Aymone di Challant, risalente all’XI secolo conosciuta come Torre Civica è l’ultima parte rimasta dell’antica cinta muraria e ha un’altezza di 20.50 metri.
Nell’epoca medievale la torre era fornita di ponte levatoio, l’attuale tetto di copertura venne aggiunto nel XIX secolo per proteggere l’edificio dalle intemperie. Sulla sommità è posta la campana del comune e sulla facciata erano raffigurati gli stemmi dei signori della città dei Savoia e degli Estensi.
Purtroppo la Torre non è visitabile all’interno, mentre nell’edificio alle sue spalle, anticamente destinato alle guardie, è ospitata la biblioteca civica “A. Cavallari Murat” che, oltre a conservare circa 300.000 volumi, è sede della Società Storica delle Valli di Lanzo.
Il centro storico conserva alcune abitazioni medievali e le caratteristiche ‘chintane’, stretti passaggi coperti di raccordo tra le antiche strade del borgo. Tra il XV e XVI secolo la piazza principale era chiamata piasa Granda (piazza Gallenga, piazza Grande) che si trovava al di fuori delle mura del castello.
In piazza Albert affaccia la parrocchiale di S. Pietro in Vincoli la cui struttura originale risale all’XI secolo, ma l’edificio è il risultato di ricostruzioni successive del XIX secolo.
La Chiesa di Santa Croce, posta nella parte bassa di Lanzo, è l’edificio religioso più antico della cittadina ad oggi esistente. I suoi numerosi stili architettonici testimoniano dei vari rimaneggiamenti subiti nel tempo.
Molti i musei che raccontano storia e tradizioni delle Valli di Lanzo, tra cui l’Ecomuseo della Storia dell’Alpinismo e quello dell’Arte Tessile. Merita una visita il Museo dell’Utensileria Silmax ospitato all’interno di un edificio settecentesco utilizzato come opificio fino al 1985.
Nella seconda metà dell’Ottocento, Lanzo vide la presenza, di due dei “santi sociali” torinesi dell’epoca. Nel 1864 don Bosco fondò, sui resti del vecchio monastero benedettino in abbandono in cima al monte Buriasco, il primo oratorio per ragazzi al di fuori di Torino e vi avviò corsi professionali per dare maggiori prospettive di lavoro ai giovani delle Valli.
A Lanzo operò anche San Giuseppe Benedetto Cottolengo, la cui presenza fu testimoniata, fino alla fine del ‘900, dalla Piccola casa della Divina Provvidenza di Lanzo.
La Riserva Naturale Ponte del Diavolo, istituita nel 1977 si estende su un’area di circa 30 ettari. L’area, affidata all’Ente di gestione del Parco Regionale La Mandria e dei Parchi e Riserve Naturali delle Valli. A renderla celebre, è il “Ponte del Diavolo” che fu fatto edificare da Amedeo VI di Savoia, detto il conte Verde nel 1377, permettendo una rapida via verso Torino evitando le terre del Canavese, che all’epoca non erano più sotto il diretto controllo dei Savoia. Secondo la leggenda, il ponte crollò per ben due volte e fu ricostruito dal diavolo stesso.
Ad esso si collega il Parco Naturale, dove trovare le “Marmitte dei Giganti” particolari fenomeni di erosione prodotti dall’azione vorticosa delle acque del fiume sulle rocce. Se ne contano 21 disposte su 18 metri di dislivello, la più grande è immersa nell’acqua, mentre le più piccole sono sopra il livello del fiume. Anche le Marmitte dei Giganti sono oggetto di leggenda popolare, poiché sarebbero le pentole con cui il Diavolo cucinò la minestra per i suoi aiutanti durante la costruzione del ponte.
L’Eremo di Lanzo, realizzato a partire dal 1661 dall’architetto Francesco Lanfranchi, fu uno degli edifici a vocazione ospedaliera delle Valli lanzesi. Fu uno dei quattro eremi camaldolesi costruiti nel Seicento in Piemonte assieme a quelli di Torino, Busca e Cherasco, edifici in cui i monaci vivevano in “celle” in solitudine e preghiera. Nel 1918 l’eremo di Lanzo fu convertito in sanatorio dalla Croce Rossa Italiana, prima per i reduci di guerra, poi per curare la tubercolosi femminile. Dell’antica costruzione originaria restano la chiesa, i ruderi di un’antica cella monacale ed il muro perimetrale.
Il Santuario di Loreto fu eretto nel 1618 prendendo come modello la Santa Casa di Loreto, nelle Marche. La prima pietra del santuario fu posata da Margherita di Savoia, che donò una statua in legno della Madonna Nera. La costruzione medievale accanto al santuario era l’abitazione degli eremiti che custodivano la chiesa, l’ultimo fu in lanzese Vallino nella seconda metà dell’Ottocento.
La tradizione vuole che nel 1679 il medico lanzese Teobaldo Pecchio, aiutato dal panettiere Antonio Brunero, inventasse il “ghërsin”, in italiano, grissino . Pecchio fece cuocere dal panettiere Brunero un pane molto sottile, croccante e facile da digerire, per curare la gracilità e l’inappetenza del giovane Vittorio Amedeo II di Savoia. Questa invenzione è commemorata a Lanzo da una targa posta all’esterno della casa in cui viveva il medico Pecchio, si è poi diffusa in tutto il mondo con innumerevoli varianti.
Molto noti sono anche i torcetti di Lanzo, considerati da alcuni una variante dolce dei grissini; piccoli biscotti fatti con una striscia arrotolata di pasta ricoperta da una superficie caramellata. Oltre alla famosa Toma di Lanzo un formaggio a latte vaccino di media stagionatura.
Nel mese di settembre si svolge la “Sagra del Torcetto del Grissino e della Toma di Lanzo” dove si possono assaporare queste eccellenze oltre ad altre specialità del territorio.
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