TORINO. Casa del Pingone.
Uno dei pochi esempi di edilizia privata di origine medievale ancora visibili a Torino.
L’aspetto rimanda ai secoli XIV e XV, è un complesso di edifici circoscritto dalle vie Egidi, della Basilica e Porta Palatina. Secondo una tradizione poco documentata, vi abitò il barone Filiberto Pingone, umanista rinascimentale autore della prima storia della città.
La sua immagine la si scopre infatti entrando nella caffetteria-bistrot Casa del Pingone in via della Basilica 13.
Una casa medievale – una delle pochissime sopravvissute in città, con l’unica torretta superstite – che oggi è diventata un luogo di accoglienza speciale. Dove alloggiare, prendere un caffè, fare colazione, gustare assaggi e piatti creativi, fermarsi per l’aperitivo nel dehors a pochi passi dalle Torri Palatine, una bolla di verde e di storia.
L’edificio, sviluppato su quattro piani fuori terra, sorge a ridosso di piazza IV Marzo, a poca distanza dagli edifici medievali più noti della città e di fronte al Duomo ed alla Porta Palatina.
Dall’aspetto modesto, esso conserva l’unica torre medievale ancora visibile a Torino, anche se ormai completamente mimetizzata e sormontata dalla successiva copertura; di essa si può ancora distinguere la merlatura ghibellina inglobata nella struttura muraria. Tracce di finestre a crociera di epoca cinquecentesca sono ancora riscontrabili sul prospetto affacciato su via Porta Palatina.
L’ultimo piano è caratterizzato da un lungo loggiato scandito da archi a tutto sesto, mentre gli interni conservano ancora apprezzabili soffitti lignei fittamente decorati e pitture murali con grottesche.
Il restauro del 2000 ha riproposto la colorazione originaria delle facciate, identificandola in un carminio acceso; sul lato di via Porta Palatina sono stati recuperati resti di finestre di epoca quattro-cinquecentesca, a crociera e a sesto ribassato. L’ultimo piano è caratterizzato da un loggiato dotato di archi a tutto sesto, del XVI secolo.
Il complesso conserva, inglobata nelle strutture, l’unica torre medievale antecedente al XV secolo rimasta a Torino; la sommità, dotata di merli a coda di rondine, cioè ghibellini e fu incapsulata, in epoca postmedievale, da una copertura che trasformò l’ultimo piano in stanza, sono stati restaurati ed evidenziati merli e beccatelli, rivelando anche il fregio “a triangoli”.
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