TORINO. Palazzo Scaglia di Verrua
Magnifico edificio della seconda metà del XVI secolo, unico palazzo torinese a conservare pianta e affreschi rinascimentali, non rimaneggiato durante il Barocco, né distrutto dai bombardamenti del Novecento.
Tra gli edifici della città, è giunto fino a noi quasi intatto nonostante vicende storiche complesse. Le origini del palazzo si devono a Antonio Solaro, generale di finanze del Ducato di Savoia, che tra il 1590 e il 1600 acquisì e unificò diverse porzioni di fabbricato presenti all’interno di un isolato urbano, anticamente detto «Carignone» e in seguito Isola Sant’Alessio.
Gli affreschi furono dipinti attorno al 1603 da Antonino Parentani, pittore di origine bresciana che giunse a Torino nel 1596 e dal 1602 ricoprì il ruolo di «capo mastro de’ pittori» succedendo a Giacomo Rossignolo. Gli affreschi di Palazzo Scaglia sono l’unico esempio rimasto dell’abitudine, parecchio diffusa, di ornare le facciate dei palazzi con figure allegoriche, ritratti e paesaggi, ispirate agli apparati temporanei costruiti per le feste di casa Savoia e venivano spesso rinnovate proprio in occasione di nozze reali e altre festività importanti.
Il Palazzo, nell’Ottocento, è stato anche sede di alcune rappresentanze diplomatiche di potenze straniere presso la corte sabauda. Oggi il palazzo, che alcuni anni fa è stato location di film come «La meglio gioventù̀» e «Santa Maradona», è aperto a tutti nelle parti comuni e ospita un paio di attività̀ commerciali, uffici e residenze private.
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