VERCELLI. Basilica di sant’Andrea
Iniziata nel 1219 per volontà del cardinale Guala Bicchieri e completata nel 1227, in essa si fondono la tradizione romanica e il gotico cistercense.
S. Andrea diventò una scuola internazionale di dotti teologi e filosofi. In seguito l’abbazia divenne commendataria, finché il duca di Savoia decise di darla ai canonici regolari lateranensi che l’ottennero nel 1467. Dopo gli espropri napoleonici, l’abbazia passò in proprietà del comune di Vercelli che nel 1929 chiamò di nuovo a gestire il complesso i canonici lateranensi. Basilica e resti dell’abbazia hanno subito diversi restauri nel XIX e XX secolo.
Nella lunetta del portale maggiore una scultura eseguita tra il 1220 e il 1225, che rappresenta il martirio di sant’Andrea, opera di un artista della scuola di Benedetto Antelami.
Il campanile che sorge tra il transetto destro e la prima abside laterale è a base quadrata con bifore e trifore, cuspidato, alzato tra la fine del XIV e l’inizio del XV nello stile della basilica.
L’interno della chiesa è a tre navate, ciascuna composta da sei campate e ad ogni campata rettangolare della navata centrale corrisponde una campata quadrata delle navatelle. Il transetto sporgente formato da campate rettangolari è coperto da una volta a cupola, inclusa in un tiburio ottagonale. Sul transetto si aprono quattro cappelle di pianta rettangolare. Nell’ultima cappella a destra vi è monumento funebre dell’abate Tommaso Gallo, della prima metà del XIV secolo In chiesa vi sono anche un crocifisso del ‘300, due confessionali del ‘500 ed il coro ligneo intarsiato del 1511.
Dell’Abbazia, rimaneggiata pesantemente nel XVI secolo, rimangono, con qualche alterazione, la sala capitolare, la sacrestia e il parlatorio. La sala capitolare ha quattro colonne centrali con capitelli a crochet che sorreggono nove raffinate campate, preziose per le nervature in laterizio a vista e con la campitura degli spicchi delle volte intonacate.
Opera dei lateranensi fu il chiostro del 1520, sul fianco destro della chiesa, risultante dal materiale dell’antico chiostro duecentesco originario. Restaurato nel 1930, è rettangolare, con arcate a pieno centro rette da colonnine dai capitelli a crochet, che a gruppi di quattro sono riunite su una sola base.
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