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POMBIA (NO). Chiesa di San Vincenzo in Castro.

Pombia. S. Vincenzo in Castro, affreschi del X secolo nell’esonartece

Pombia. S. Vincenzo in Castro, facciata e campanile
Pombia. S. Vincenzo in Castro, fianco
Pombia. S. Vincenzo in Castro, esonartece, particolare del velario
Pombia. S. Vincenzo in Castro, controfacciata, frammento di "Giudizio Universale" romanico
Punto di forza

La chiesa, di origine antichissima, fu costruita sul luogo del “castrum”, cioè di una fortificazione romana.

Di tipo basilicale a tre navate originariamente terminanti con tre absidi di cui rimangono solo alcuni resti. La datazione è controversa, probabilmente risale al secolo VIII per alcuni caratteri arcaici (tipo di muratura, archetti binati, nartece, decorazioni a girali).
Trasformata in età barocca, 1754-56, ne è stato alterato radicalmente l’interno, nel quale sono visibili pochissime parti romaniche.
Il campanile, la cui parte inferiore era un torrione del castrum romano, è addossato alla navata minore a nord.

Sulla parete di controfacciata, all’interno della chiesa, sono stati scoperti frammenti di un affresco di età romanica che raffigura il Giudizio Universale.

Notevole caratteristica dell’edificio è la presenza del nartece, o meglio esonartece, che fu costruito successivamente alla chiesa, sul lato a ovest, secondo la tradizione per seppellirvi Litulfo, figlio dell’imperatore Ottone I il Grande, morto a Pombia nel 957. A pianta quadrata, massiccio, con un piano inferiore a portico e uno superiore occupato da una cappella. Il piano inferiore presenta tre grandi arconi: due sono aperti, quello meridionale è stato tamponato. Su questo lato del nartece vi è un loculo funerario decorato da tre croci patenti bianche, tipicamente longobarde, sopra un fondale rosso.
La cappella che occupa il piano superiore del nartece ha una piccola abside ricavata nel muro che conserva resti di affreschi: una fascia a losanghe punteggiate che riproduce il bordo di un velario e simboli riguardanti l’oltretomba. Sono rimaste le quattro figure di animali posti fra palmette e ciuffi d’erba simboleggianti la speranza nella vita eterna: un gallo simbolo della vigilanza, un pavone che rappresenta l’immortalità dell’anima, una chimera a tre teste (una delle quali sul dorso e un’altra sulla coda), una fiera dal corpo maculato, un grifone. Sopra questi animali si scorge una figura attribuibile forse ad un angelo. Lo stile ottoniano delle pitture le fa collocare al penultimo quarto del X secolo, coeve quindi alla costruzione del nartece.

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Pombia, fu centro protostorico, poi romano e successivamente fu probabilmente sede di un ducato longobardo. Sono stati trovati molti reperti protostorici e romani.
Conserva il Ninfeo di epoca romana e reperti romani nella ex chiesa di San Martino.

Data compilazione scheda: 21 giugno 2024
A cura di AC
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