Instagram

ROPPOLO (BI). Le chiuse canavesane fra Ivrea e Vercelli

L’ipotesi del sistema difensivo detto “Chiuse Canavesane”

Punto di forza

I Longobardi in Piemonte.

Sulle colline moreniche che circondano il lago di Viverone, dalla Dora Baltea alla Serra, ci sono ancora oggi tracce di fortificazioni costituite da muri a secco, cumuli di pietre, massi, basamenti e resti di torri e sono stati interpretati come “muri difensivi per chiudere il passo a nemici che salissero dal bacino del lago”.
Invece, la cronaca del 1300 di Fra’ Jacopo d’Acqui, il Chronicon Imaginis Mundi, descrive il tracciato e la grande porta di ferro posta nel mezzo che controllava il Sapel da Mur, che è il passo attraversato dalla strada Romana, Romea e Regia, che da Ivrea andava a Vercelli, sul lato Sud Ovest del lago di Viverone; da un lato la chiudeva il fiume Dora, e dall’altro la costa di Callamaz, e dentro fu fatto un muro grandissimo, lungo e largo, di pietre grandi e piccole ammucchiate a maceria, e sopra il muro furono fatte molte difese lignee in modo che nessuno, sia fante che cavaliere, potesse passare”. A metà del muro vi era una grande porta ferrea ed i resti di questa costruzione erano ancora visibili nella zona chiamata Logge.
Fra’ Jacopo scrive che le mura furono costruite dai Longobardi per arrestare la discesa di Carlo Magno nel 773, in modo da creare un secondo sistema difensivo dopo le Chiuse della Val di Susa.

Una ricerca di superficie effettuata nel corso degli anni ’70 del secolo scorso, rilevò un complesso di opere, identificabili come “chiuse”, che si estendevano per oltre 32 km. L’area interessata dalla ricerca abbracciò tutto il territorio che va dalla Dora alla Serra, presso Zimone. Fra i manufatti individuati sono presenti bastioni, resti di basamenti di torri, muretti, cumuli, recinti.

In assenza di dati archeologici più consistenti, l’ipotesi che i muri a secco presenti in zona siano fortificazioni longobarde ha il medesimo valore di quello che le attribuisce ad un periodo preromano. Inoltre, la zona, per le sue caratteristiche, sì prestava poco all’installazione di una chiusa, che solitamente sorgeva nei punti di passaggio obbligato delle grandi arterie transalpine. Infatti, ad un attento esame del territorio, sarebbe stato molto più logica una barriera difensiva più a monte e cioè agli stretti passaggi di Ivrea oppure più a nord, alla stretta di Bard, oppure più a nord ancora alla stretta di Montjovet.

L’attribuzione non è unanime e pertanto, negli anni dal 1992 al 1996, il Gruppo Archeologico Canavesano intraprese un’indagine di superficie per tentare una comprensione delle persistenze. L’intervento è stato caratterizzato da sistematicità e capillarità, ma non portò ad alcuna certezza sia in assenza di ritrovamenti archeologici, seppur di superficie, sia di epoca altomedievale, sia per lo sporadico ritrovamento di materiale di epoca romana.

Il problema resta dunque aperto ed a disposizione di ricerche più approfondite.

Data compilazione scheda: 28 marzo 2024
A cura di FDM
Visualizzazione di 20 schede relative a luoghi di interesse visibili nell'arco di 5 km dalla località di partenza.
Spostati sulla mappa per visualizzare le altre schede.