DOMODOSSOLA (VCO). Il Sacro Monte.
Circondato dalle Alpi ossolane e da tipici villaggi con pendii ancora coltivati con antichi vitigni, a breve distanza dalla Svizzera, il Sacro Monte si snoda dal borgo di Domodossola fino al colle di Mattarella, luogo dalle origini molto antiche la cui storia è testimoniata da rinvenimenti romani e longobardi di materiale edilizio, ceramica e utensili e da una lapide di marmo del 539 d.C., riutilizzata nella cortina del castello medioevale, distrutto nel 1415 dagli Svizzeri.
Il Calvario di Domodossola si inserisce tra i Sacri Monti di Piemonte e Lombardia Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Nel 1656 Gioacchino da Cassano e Andrea da Rho, frati cappuccini, idearono una Via Crucis sul Colle di Mattarella, segnandone le stazioni con delle croci e coronata dal Santuario del SS. Crocifisso, sostituite successivamente da cappelle con la rappresentazione plastica e pittorica della Passione di Cristo.
Il progetto incontrò subito l’entusiasmo ed il generoso sostegno della comunità locale, nonché l’approvazione della diocesi di Novara: fu il vescovo Giulio Maria Odescalchi ad incaricare il giureconsulto Giovanni Matteo Capis, figlio di Giovanni Capis del coordinamento del progetto, ed a decretare il nuovo nome da dare all’altura, che da allora si chiamò “Monte Calvario”, dando in tal modo forza alla identificazione del Sacro Monte ossolano con i luoghi della salita sul Golgota che i pellegrini visitavano in Terra santa.
La stesura tecnica del progetto e la direzione dei lavori di edificazione furono affidati all’architetto intelvese Tommaso Lazzaro. L’8 luglio 1657 fu posata la prima pietra del Santuario e nel 1662 si celebrò la prima messa sull’altare nel quale era appena stato collocato lo splendido grande Crocifisso realizzato da Dionigi Bussola.
Con le soppressioni napoleoniche degli ordini monastici nel 1810 i frati cappuccini furono cacciati ed il convento destinato a caserma. Nel 1828 il filosofo e sacerdote Antonio Rosmini diede nuovo impulso alla spiritualità del Calvario con l’edificazione della Casa Madre dell‘Istituto della Carità, di cui i Padri Rosminiani sono ancora custodi.
Nel corso del XVIII sec. fu ultimata gran parte dell’opera; le statue più recenti risalgono alla metà del Novecento, segno di un lavoro ininterrotto e di un interesse vivo.
Spostati sulla mappa per visualizzare le altre schede.