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TORINO. Porta Palatina

Punto di forza

È la principale testimonianza archeologica dell’epoca romana della città, nonché una delle porte urbiche del I secolo a.C. meglio conservate al mondo.

La Porta Palatina è l’antica Porta Principalis Dextera che consentiva l’accesso da settentrione alla Iulia Augusta Taurinorum, la civitas romana oggi nota come Torino. Alle spalle della facciata, verso la città, vi era la statio per il corpo di guardia; di pianta rettangolare, circa 20,50 x 16,80 m, che aveva anche di due piani superiori corrispondenti ai due ordini di finestre dell’interturrio. L’altezza della struttura viene indicata in 18,30 m. Le torri della porta Palatina dovevano avere una struttura interna simile a quelle della Porta Decumana in Palazzo Madama , e misurare 7,20 m di diametro esterno e 5,60 di quello interno, mentre lo spessore del muro era di 1,50 m.
Passando per i due fornici maggiori centrali si attraversava un cavaedium, o cortiletto di disimpegno, dal quale si usciva verso città per altri fornici uguali ai precedenti ed era fiancheggiato dagli ambulacri che uscivano dai fornici minori, per i pedoni. L’addossarsi di strutture medievali ostruì nel corso dei secoli i transiti della porta settentrionale, e brecce furono aperte nelle mura sul suo lato occidentale.
Nel 1404, il Comune ordinò il rifacimento della merlatura delle torri.
La grande sistemazione barocca di Torino e l’apertura nel 1699 e nel 1724 della nuova porta, cui passò il nome di Palazzo, in Piazza della Frutta, fecero correre all’antico monumento il rischio di distruzione; per fortuna, l’ingegnere militare Antonio Bertola convinse della sua importanza Vittorio Amedeo II e l’edificio fu trasformato in carcere.
L’interturrio fu sopraelevato in modo da fornire gli alloggi per i custodi, mentre le torri fungevano da prigione; durante l’età napoleonica fu utilizzato come carcere militare e successivamente come carcere femminile.
Nella seconda metà del secolo XIX, Carlo Promis e Davide Bertolotti presentarono un progetto di restauro al Comune e nel 1872 iniziarono i lavori e furono demoliti gli edifici che erano addossati alla porta. Nella facciata si chiusero l’occhio circolare del 1511 e le finestrelle delle celle carcerarie. Gli ambienti dell’interturrio furono utilizzati da allora come scuola di musica e poi di disegno, fino ai primi anni del Novecento quando, sotto la direzione di Alfredo D’Andrade, si decise di procedere a massicci restauri e demolizioni delle strutture posteriori e a scavare l’area del cavaedium.
Nel 1934 avvenne la sistemazione del complesso monumentale, furono abbattuti alcuni edifici fronteggianti per creare un piazzale dove collocare le statue di Cesare e di Augusto, tradizionali fondatori di Augusta Taurinorum, copie bronzee di antiche sculture; entrambe le torri vennero coperte con solette di cemento armato, in modo che fossero impermeabili all’acqua.
Negli anni Novanta del secolo scorso la Porta Palatina fu nuovamente restaurata, sia nelle parti originali, sia in quelle relative agli interventi di D’Andrade.

Vedi anche: Porta Palatina
È la principale testimonianza archeologica dell’epoca romana della città, nonché una delle porte urbiche del I secolo a.C. meglio conservate al mondo.

Bibliografia per bambini

Piovano Giulia, Un complotto in Julia Augusta Taurinorum, Torino, Ed. Mediares

Data compilazione scheda: 18 febbraio 2024
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