TORINO. Chiesa del Corpus Domini
Edificio religioso costruito a ricordo del miracolo eucaristico avvenuto in questo luogo nel 1453.
Nel 1453 la città di Torino aveva ancora una struttura medievale con strade strette ad andamento tortuoso. Dove oggi c’è via Palazzo di Città allora c’era la piazza del mercato delle Erbe, presso l’antico Municipio, e subito accanto la piazza con la chiesa di S. Silvestro dove si svolgeva il mercato del Grano. In questa zona giunse un soldato, sfuggito alla battaglia fra le truppe francesi di Renato d’Angiò e Ludovico di Savoia, o forse solo un ladro che, negli stessi giorni di disordini, aveva partecipato al saccheggio della chiesa di Exilles, con un bottino fra cui il calice con l’ostia consacrata.
Arrivato qui l’asino, che portava il fagotto della refurtiva, si impuntò, uscì il calice dal sacco e l’ostia si sollevò luminosa nel cielo: rimase sospesa finché non giunse dal Duomo il vescovo Ludovico di Romagnano con il clero in processione in preghiera, al che l’ostia ridiscese nel calice.
Solo 50 anni dopo, si decise di far erigere una cappella in ricordo del miracolo e venne incaricato il veronese Matteo Sanmicheli che la realizzò tra il 1528 e il 1534.
Testimoniata da un’incisione nel Theatrum Sabaudiae la cappella verrà distrutta all’inizio del ‘600 per decisione del Comune che nel frattempo aveva ereditato dalla Curia il compito di celebrare il miracolo e aveva deciso di far costruire un edificio più adeguato al ricordo dell’evento miracoloso. Il progetto fu affidato nel 1603 ad Ascanio Vittozzi con la collaborazione di Carlo di Castellamonte, allora architetti ducali, ma la costruzione si protrasse fino alla seconda metà del ‘600 anche per le controversie sorte con la preesistente chiesa di San Silvestro e la Confraternita dello Spirito Santo che vi aveva sede.
Fra gli artisti che nel corso del tempo hanno lavorato alla chiesa vi sono coloro che erano già a servizio della corte sabauda: nel ‘600 l’architetto Lanfranchi, lo scultore luganese Casella, i pittori della famiglia Carlone, Bernardino Quadri, il pittore Caravoglia, che realizza il quadro sull’altare maggiore, Bernardo Falconi le statue sulla facciata.
Nel ‘700 interviene Benedetto Alfieri, nel 1724 Juvarra realizza l’altare di San Giuseppe, nel 1748 Baroni di Tavigliano il pulpito, nel 1769 Vittone il nuovo tabernacolo, inoltre collaborano Francesco Ladatte, l’argentiere Boucheron e Simone Martinez, nipote di Juvarra.
Del 1853 l’intervento di Luigi Vacca che affrescò la volta con scene del miracolo.
L’edificio venne danneggiato dai bombardamenti della II guerra mondiale ma restaurato nel 2003, in occasione del 550° anniversario del Miracolo.
Sul pavimento della chiesa una lapide, circondata da un recinto di ferro battuto, segna il punto in cui l’asino si impuntò facendo cadere l’ostensorio.
Bibliografia:
AA.VV. La Basilica urbana del Corpus Domini – Il miracolo di Torino -.Umberto Allemandi Editore & C., 2004. Torino.
Info:
Piazza Corpus Domini, 20 Torino – tel. 011 4366025
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