AVIGLIANA (TO). Il Santuario della Madonna dei Laghi (già chiesa dei Cappuccini)
Il santuario sorge sul luogo di un antico pilone, meta di pellegrinaggi almeno fin dal ‘300, intorno al quale era già stata costruita una cappella.
I lavori di costruzione della chiesa, su progetto dell’architetto ducale Nicola Ramelli, incominciarono con la convenzione, firmata il 14 novembre 1622, con i capimastri luganesi Bartolomeo e Bino Lumaga, gli stessi capimastri attivi allora a Giaveno per il castello del cardinale Maurizio di Savoia, figura sabauda centrale nell’epoca, poi abate commendatore alla Sacra di San Michele.
I lavori si protrassero per una ventina d’anni; fino al 1642, quando l’edificio sacro viene aperto ufficialmente al culto.
Il santuario sorge sul luogo di un antico pilone, meta di pellegrinaggi almeno fin dal ‘300, intorno al quale era già stata costruita una cappella.
La chiesa, voluta e finanziata soprattutto da Carlo Emanuele I e dalla moglie, la duchessa Caterina di Spagna, venne completata da Vittorio Amedeo I e da Madama Reale Cristina di Francia. Dalla sua edificazione il santuario viene affidato all’ordine dei Cappuccini che vi rimangono stabilmente fino all’inizio dell’800 quando, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi durante l’occupazione napoleonica, i frati sono cacciati dal convento.
Dopo un periodo di alterne vicende la cura del santuario viene definitivamente affidata all’ordine dei Salesiani nel 1982.
Il santuario, al quale si accede tramite un portico di forme classiche (pronao), intorno ad una pianta centrale presenta due cappelle laterali e di fronte un presbiterio affiancato da altre due cappelle ed il coro. Molte delle ammirabili opere in esso contenute e custodite, erano già presenti nel 1624 come testimonia un inventario.
Particolarmente notevoli sono l’altare ligneo ed il monumento funebre al marchese Ludovico Provana (cappella di destra), entrambe opere seicentesche.
Dietro l’altare sull’originario pilone si trova l’affresco con l’antica immagine della Madonna che allatta il Bambino – davanti alla quale pregò, secondo la tradizione, Bona di Borbone sposa di Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde – che può essere considerata come un prodotto tipico della cultura figurativa pedemontana del tardo trecento, definita dagli specialisti come Gotico Internazionale. Di veramente autentico rimane il Bambino.
La taumaturga immagine ha avuto ben tre incoronazioni: nel 1652 il 14 aprile con Madama Cristina di Francia, Carlo Emanuele II; nell’aprile 1752 alla presenza di Carlo Emanuele III ed infine nel 1852.
La cupola del santuario è decorata da una “Gloria di Maria”. Autore del singolare dipinto è Bernardino Galliani, membro della gloriosa famiglia di scenografi, autori di tanti fondali del teatro Regio di Torino e della neonata Scala di Milano. L’opera, realizzata nel 1752, è singolare per il supporto: si tratta di cartone inchiodato all’intonaco. L’opera si ritiene non fosse un ripiego posticcio ma una scelta in ossequio alla povertà praticata dai Cappuccini.
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