GARESSIO (Cn). Castello di Valcasotto o Certosa di Casotto.
Immerso tra boschi secolari, in un luogo originariamente scelto per la preghiera e la meditazione sorge il Castello di Valcasotto facente parte delle Residenze Reali Sabaude in Piemonte.
Ciò che stupisce è la solennità di questa architettura, inserita tra chilometri di bosco, in una dimensione spazio-temporale assolutamente sospesa.
Sito in provincia di Cuneo, ai piedi delle montagne monregalesi tra Garessio e Pamparato a 1.090 metri di quota, l’antica Certosa fu fondata dai frati certosini tra il 1090 e il 1172, di cui oggi rimangono alcune evidenze archeologiche. Più volte distrutta da incendi e ricostruita, la Certosa fu trasformata nelle forme attuali a partire dal 1754.
Nel progetto di ristrutturazione Bernardo Vittone realizzò la facciata della chiesa in pietra verde locale, in netto contrasto con il rosso dei laterizi del resto del fabbricato. Intorno alla chiesa, tra due corti, erano collocate la foresteria e le celle dei monaci che non furono interessate dalla ricostruzione.
Nel 1803 le truppe napoleoniche occupando l’edificio e ne danneggiarono in maniera importante la parte posteriore; al contempo con la soppressione degli ordini religiosi il complesso fu abbandonato e nel 1837 fu acquisito da Carlo Alberto.
La nuova moda tra il XVIII e XIX secolo portò alla trasformazione di antichi edifici in eleganti residenze immerse nel verde dove dedicarsi all’attività venatoria e villeggiare in una dimensione più intima e privata.
Nel 1860 l’architetto Carlo Sada allestì i nuovi appartamenti reali dandone una dimensione intima e domestica, ben lontana dagli sfarzi delle dimore di rappresentanza. La dimora in seguito fu particolarmente amata dal primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II e dai suoi figli, in particolare la principessa Maria Clotilde che scelse la quiete della residenza di Valcasotto per trascorrere le sue estati.
La residenza reale si compone di un corpo centrale con la chiesa e due grandi ali laterali che si affacciano sul cortile porticato delimitato da un alto muraglione al di sotto del quale scorre il fiume. Nella parte posteriore, invece, si trovano i resti di quello che era il Monastero, di cui sono ancora visibili tracce delle celle dei monaci.
La proprietà rimase ai Savoia fino al 1881 ed in seguito ceduta a privati. Oggetto di campagne di studio promosse dal Politecnico di Torino, nel 2000 è entrata a far parte del patrimonio della Regione Piemonte che, insieme alla Soprintendenza, ne ha avviato il completo recupero per destinarla a uso museale, didattico e ricettivo secondo innovativi criteri di sostenibilità ed ecocompatibilità.
Dopo dodici anni di chiusura, nel corso del quale sono stati realizzati importanti interventi di restauro, il Castello di Valcasotto torna a svelarsi al pubblico in tutta la sua meraviglia in occasione della riapertura. Il 15 agosto 2020 il Castello ha ospitato il Concerto di Ferragosto a cura della RAI.
È possibile visitare l’ala nord del castello (completamente arredata), la cappella reale, la torre campanaria, l’area archeologica con le rovine dell’antica chiesa e del convento.
Si narra che la principessa Maria Clotilde ancora adolescente, durante il suo soggiorno nel castello, incontrò una figura misteriosa vestita di nero che le predisse un futuro infelice. Questa profezia si avverò con il matrimonio con Gerolamo Bonaparte voluto per ragioni politiche tra Napoleone III e Cavour al fine di ottenere l’alleanza franco-piemontese contro l’Austria.
Un matrimonio infelice, come d’altronde aveva anticipato la Dama Nera, ritratta nel dipinto del ’600 attribuito alla scuola di Van Dyck. Si racconta che, nelle notti di luna, scendesse dal quadro per vagare nelle stanze e predire sventure alla famiglia reale.
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