TORINO. La Torre Civica, in via Milano angolo via corte d’Appello.
Per 400 anni la Torre Civica fu considerata il simbolo della città e dell’istituzione comunale. Demolita dai francesi perché simbolo della città, fu ricostruita solo in parte nel 1788 ed abbandonata perché non era più in sintonia con i tempi. Oggi è visibile all’angolo tra via Milano e via Corte d’Appello ma pochi sanno qual’è la sua storia.
La torre civica, detta di San Gregorio, era un elemento importante di orientamento ed indicava il luogo del Palazzo di Città; dalla torre le vedette controllavano la città dagli invasori ed i trombettieri annunciavano i pericoli e le festività di giubilo.
La prima torre del 1382, situata accanto al Palazzo sull’angolo delle attuali vie Garibaldi e San Francesco d’Assisi, venne abbattuta dall’artiglieria nemica nel 1640 e ricostruita nel 1666 su progetto dell’architetto Lanfranchi assieme al nuovo Palazzo di Città.
La torre di sezione quadrata, rivestita in pietra e marmo, era alta 90 metri ed aveva in cima il simbolo di Torino, un toro di rame poggiante su un globo che indicava le fasi lunari, il tutto era sormontato da una croce. Il toro ruotava su un’asta e si dice che, essendo perforato e cavo quando soffiava il vento emettesse un suono simile ad un muggito.
Nelle immagini del Theatrum Sabaudiae (1682) la Torre è posizionata con fantasia nell’isolato a sud del Municipio; nella veduta si fonde presente e futuro, rappresentando la realtà e progetti non ancora realizzati.
Nel progetto di rettifica di via Garibaldi in seguito al decreto del 1736, la torre si trovò ad essere di intralcio alla viabilità. Nella seduta della Congregazione del 28 dicembre 1787 si invitava a ricercare progetti per la nuova torre fuori dai confini dello Stato e a sottoporli al parere dei cittadini. Vennero presentati molti progetti a dimostrazione di quanto il tema della costruzione della nuova torre fosse considerato prestigioso e stimolante. Una trentina di progetti sono oggi visibili nell’Archivio Storico della Città di Torino.
La nuova torre sarebbe sorta nello stesso isolato ma sul lato opposto del palazzo di Città, secondo il progetto dell’architetto Filippo Castelli.
Nel 1786 ebbe luogo la cerimonia della posa della prima pietra, e nell’aprile 1788 si completò l’elevazione in rustico fino al tetto del palazzo e come è tuttora visibile .
Il progetto fu accantonato in attesa di un momento più propizio ma il dominio francese accelerò i tempi con la decisione dell’abbattimento della torre nel 1801.
Dell’antica costruzione si salvarono l’orologio, e la campana; che furono in seguito collocati sul Palazzo di Città.
Durante la restaurazione la questione della Torre Civica tornò alla ribalta, tanto che furono stanziate 30.000 lire nel bilancio preventivo del 1822 per portare a termine la costruzione e la Giunta Comunale diede l’incarico a Ferdinando Bonsignore di presentare un nuovo disegno in sostituzione di quello da lui già fornito al Governo francese il 20 marzo 1801, con la raccomandazione che sulla sommità venisse nuovamente posto il simbolo della città.
La storia della Torre civica di Torino però si conclude ad un passo dal lieto fine.
La verità è che la Torre civica aveva fatto il suo tempo non essendoci più la cinta muraria, la città stava iniziando un inarrestabile e vorticoso processo di espansione e la funzione della torre divenne obsoleta.
Tratto dal volume “Torino e le sue Vie” di Giuseppe Torricella (ed. Borgarelli, 1868):
“Ai piedi di questa Torre, non è molto tempo”, (venne infatti rimosso solo nel 1853), “vedevasi un pianerottolo coperto da una pietra, sulla quale si esponevano nei giorni di mercato e specialmente nel sabato, i condannati alla pubblica berlina. Altra stranissima costumanza ci rammenta questa pietra: i negozianti che facevano bancarotta (se col sacco pieno o per mera disgrazia, i giudici non guardavano tanto per il sottile) erano costretti di sedersi e, più propriamente, di battere il nudo deretano sulla pietra in presenza del pubblico, che numeroso assisteva a questo scandaloso castigo“.
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