AVIGLIANA (TO). Il castello
Una serie di campagne archeologiche ha interessato l’area del castello di Avigliana. Queste indagini non hanno prodotto reperti di età romana smentendo così la tradizione locale che vuole la fortificazione di origine antica.
La collina di Avigliana venne fortificata sicuramente nel X secolo, anche se non esistono documenti che provino la fondazione del castello per volontà di Arduino III detto il Glabro, il quale, come appare da molti suoi decreti, doveva avere lì la sua residenza, successivamente utilizzata dai suoi discendenti.
In che cosa consistessero tali opere non è noto, ma qualunque fortificazione vi fosse stata tutto fu praticamente cancellato nel 1187 da Enrico V, figlio dell’imperatore Federico Barbarossa, che aveva mosso guerra al conte di Savoia Umberto III per questioni inerenti a diritti usurpati del Vescovato torinese.
Nel corso del 1200 su quelle rovine fu edificato un nuovo castello (Castrum Folonie), una visione del quale (sarebbe anche l’unica esistente) molto probabilmente si trova rappresentata in un affresco conservato nella locale chiesa di San Pietro (vedi immagine). Ben presto legato ai destini dei Savoia, divenne un punto fermo nella loro espansione verso la pianura torinese. La dinastia sabauda, ancora fortemente radicata nei territori d’oltralpe, intorno al lago di Ginevra ed a Chambery, tra il XIV e il XV secolo fece di Avigliana una piccola capitale, residenza occasionale della corte itinerante.
Ad Avigliana nacque Amedeo VII, il Conte Rosso, che certo non abitò stabilmente il castello ma che ha legato per sempre il suo nome alla cittadina piemontese. La corte sabauda nel XV secolo non aveva a disposizione in Avigliana solo il castello, giudicato forse scomodo nonostante i lavori di abbellimento ma possedeva in paese più di una casa, prima fra tutte quella casaforte detta del Beato Umberto, abbellita da logge e porticati ormai rinascimentali.
Nei secoli successivi il castello, esaurita l’epoca degli splendori di corte, assunse esclusivamente il ruolo di sede di guarnigione e quindi fortezza. I Savoia erano ormai padroni di Torino, divenuta la loro residenza definitiva ed Avigliana rappresentava un ottimo punto di presidio per difendere il confine dai francesi.
Va ricordata la famosa battaglia di Avigliana del 1630, precedente alla discesa del Catinat.
Dopo l’occupazione francese di Pinerolo, in Piemonte, un’altra armata transalpina scese attraverso la Val di Susa diretta a soccorrere Casale assediata. Carlo Emanuele I aveva posto uno sbarramento tra la Dora Riparia ed Avigliana, scavando un canale tra due laghi per allargare il terreno ed impedire l’avanzata. Ma aveva soltanto 3000 uomini, contro i 10.000 della colonna francese. Così il duca decise di lasciar sfilare l’armata nemica attaccandone la retroguardia. Così, quando i francesi iniziarono a muoversi, alle 3 del mattino del 10 luglio 1630, il figlio del duca, Vittorio Amedeo, si lanciò all’attacco con tre battaglioni solo quando passò la retroguardia. Lo scontro nella pianura tra Sant’Ambrogio e Avigliana si estese progressivamente a tutti gli schieramenti e si trasformò in una mischia feroce. Dopo un’ora di stallo, il comandante francese, il maresciallo Montmorency, guidò una carica di cavalleria rompendo le fila della fanteria avversaria e, sullo slancio, quelle dei 400 cavalieri napoletani. Per gli italiani fu la fine. Pagano Doria, comandante dei napoletani, ferito al volto, fu fatto prigioniero. Le truppe di Carlo Emanuele I si ritirarono in rotta, lasciandosi alle spalle mille caduti. I francesi presero Pinerolo con solo 300 perdite.
Dopo una breve tregua un altro esercito comandato dal maresciallo Schoemberg il 19 agosto 1630 iniziò l’assedio di Avigliana, riuscendo poi ad entrare in città attraverso un punto “debole” della cerchia muraria (una porta murata, forse segnalata da un traditore?), ed il 27 dello stesso mese, dopo intensi bombardamenti di artiglieria, anche la stremata guarnigione del castello comandata dal colonnello Emanuelli fu costretta alla resa. In seguito i belligeranti firmarono il trattato di Cherasco che prevedeva la restituzione del castello stesso al duca di Savoia non appena tutte le clausole previste da detto trattato fossero state rispettate, il che avvenne il 15 settembre del 1631 (cfr C. A. Ponti, op. cit.)..
Nei secoli XVI e XVII il castello ebbe il ruolo che nel ‘700 fu assunto dalle fortezze di Exilles e Fenestrelle, e ne pagò le conseguenze: attaccato e conquistato dalle armate francesi nel 1536 e nel 1630 fu ristrutturato e rimodernato, secondo alcuni storici nel 1655, forse ad opera di Amedeo di Castellamonte. Si tratta di un adeguamento delle strutture antiche, già in parte modificate nel corso del ‘500, alla nuova tattica militare basata sull’uso massiccio delle artiglierie.
In questa nuova veste il castello affrontò la sua ultima prova: l’attacco del generale Catinat del 29 maggio 1691. Il generale francese, impegnato a spezzare la resistenza di Vittorio Amedeo II, attaccò il castello e dopo averlo conquistato lo distrusse per renderlo inservibile. Nel XVIII secolo i Savoia potenziarono le fortificazioni della Val di Susa e della Val Chisone, abbandonando la piazzaforte di Avigliana che non fu più ricostruita.
Chi sale al castello oggi deve tenere conto di questa lunga storia e girando tra le rovine, più che al Catinat, penserà all’epoca d’oro del castello quando, nel XV secolo, era sede (anche solo occasionale) di una corte colta e raffinata.
Gli ultimi scavi hanno portato in luce la base del grande torrione quadrato che si conosceva dalle poche immagini antiche e dalle incisioni, ma del quale nulla rimaneva visibile. Nelle strutture riportate alla luce è ancora riconoscibile la porta che metteva in comunicazione la corte bassa con quella alta, o corte d’onore.
Da quest’ultima, che sul lato rivolto verso il paese presentava gli appartamenti residenziali e la grande sala comitale, si poteva accedere direttamente a est sui cammini di ronda ed a nord alla cappella dedicata a S. Maria Maddalena.
L’entrata del complesso si trovava dalla parte opposta, a nord-ovest della grande torre. Nella corte bassa si trovavano invece locali di servizio come magazzini, e stalle.
Da ulteriori e più approfondite indagini si potranno ottenere conferme ed anche informazioni aggiuntive su questa struttura.
Il castello di Avigliana ha tenuto a battesimo un corpo militare diventato leggendario. I dragoni gialli, poi diventato Nizza Cavalleria che, appena formato da Vittorio Emanuele II di Savoia nel 1690 viene inviato a presidiare la piazzaforte di Avigliana contro le truppe francesi. Ne fu ideatore, organizzatore e primo comandante il conte Antonio Bonifacio Solaro di Macello, poi governatore e difensore del castello aviglianese.
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